AMENANOS FESTIVAL 2025: Medea di Seneca
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Dal
24-05-2025
Al
27-05-2025
Daniele Salvo ha diretto per l'INDA di Siracusa, le seguenti regie:
Edipo a Colono, 2009 con Giorgio Albertazzi;
Aiace, 2010, con Maurizio Donadoni ed Elisabetta Pozzi;
Edipo Re, 2013, con Daniele Pecci, Ugo Pagliai e Melania Giglio;
Coefore/Eumenidi, 2014,con Francesco Scianna, Ugo Pagliai, Paola Gassman e Piera Degli Esposti;
La Pace, 2023, con Giuseppe Battiston.
Per il GIGI PROIETTI GLOBE THEATRE ha diretto:
Giulio Cesare,
La Tempesta,
Macbeth,
Re Lear,
Venere e Adone.
Il Cast delle due Rappresentazioni Classiche è composto da attori di livello nazionale.
Un Teatro Classico, il nostro, inteso in senso ampio, un luogo privilegiato per tutti, che rappresenta una finestra sull’irrazionale, su un mondo antico di reale libertà espressiva, una riflessione sul senso del divino nelle nostre vite e su ciò che, nella nostra quotidianità, viene rimosso. La parola antica è un grido proveniente da un altro tempo, un appello alla riflessione, al risveglio dei sensi, un’esortazione a guardarci dentro in altri modi.
"MEDEA" di Seneca
Medea è una figura tragica profondamente legata a forze primordiali, un’entità che si trova al confine tra umano e divino, che sfugge alle categorie morali tradizionali. Il personaggio di Medea è mosso da forze potenti come la vendetta, l’amore violento e il dolore devastante. Non è solo una donna ferita, ma una personificazione di forze ancestrali e distruttive, non è solo una figura tragica, ma una forza femminile archetipica. La sua furia si scaglia contro il mondo, contro la giustizia degli uomini e degli dèi, in un urlo disperato contro la sua stessa esistenza. Nel teatro di Seneca la parola è strumento di potere e violenza. Il linguaggio diviene fisico e viene utilizzato per evocare immagini potenti e visioni terribili, dando alla messa in scena un carattere fortemente evocativo. Le parole di Medea risuonano come incantesimi e maledizioni, amplificando il senso di minaccia e di ineluttabilità del suo destino. La violenza in "Medea" non è semplicemente un atto umano ma ha una dimensione rituale e sacra. Il sacrificio dei figli, il gesto più estremo che Medea compie, è presentato come un rito oscuro, che trascende il crimine comune per entrare in una sfera più elevata e terribile. È un sacrificio che sfida gli dèi e la natura stessa, trasformando Medea in una sorta di figura sacerdotale, distruttrice e creatrice allo stesso tempo. Uno degli aspetti centrali dell' allestimento è l'isolamento totale del personaggio di Medea. Questo isolamento non è solo fisico, ma anche emotivo e spirituale. Medea è una straniera in una terra ostile, respinta e tradita da chi avrebbe dovuto amarla. Questo isolamento si riflette nella scenografia e nell'uso dello spazio scenico: Medea appare spesso sola, circondata da figure che tentano di interagire con lei ma non la comprendono. Il tempo è elemento chiave della tragedia. La tensione accumulata lungo tutto il testo di Seneca trova il suo culmine nella catastrofe finale, il tempo sembra rallentare, creando un effetto di ineluttabilità. Il rapporto tra Medea e Giasone è centrale. Non si tratta solo di una vendetta personale, ma del confronto tra due visioni opposte dell’esistenza. Giasone rappresenta la razionalità, l’ambizione e l'ordine patriarcale, mentre Medea incarna il caos, la passione e l’elemento irrazionale e sovversivo. Il loro scontro è quindi simbolico, una battaglia tra due mondi inconciliabili.
Cast
Medea Melania Giglio
Giasone Michele Lisi
Creonte Alfonso Veneroso
Nutrice Marcella Favilla
Coro: Simone Ciampi, Cinzia Cordella, Silvia Pietta, Salvo Lupo
Costumi: Daniele Gelsi
Accessori realizzati con il contributo didattico dell’IIS “L. Mangano”di Catania
Scene Daniele Salvo
Realizzazione scene Liceo Artistico Statale “M.M. Lazzaro” di Catania
Luci Elvio Amaniera
Aiuto Regia: Matteo Fiori
Brani cantanti composti da Marco Podda
Produzione Associazione Culturale DIDE- AMENANOS FESTIVAL
Dal
24-05-2025
Al
27-05-2025
Daniele Salvo ha diretto per l'INDA di Siracusa, le seguenti regie:
Edipo a Colono, 2009 con Giorgio Albertazzi;
Aiace, 2010, con Maurizio Donadoni ed Elisabetta Pozzi;
Edipo Re, 2013, con Daniele Pecci, Ugo Pagliai e Melania Giglio;
Coefore/Eumenidi, 2014,con Francesco Scianna, Ugo Pagliai, Paola Gassman e Piera Degli Esposti;
La Pace, 2023, con Giuseppe Battiston.
Per il GIGI PROIETTI GLOBE THEATRE ha diretto:
Giulio Cesare,
La Tempesta,
Macbeth,
Re Lear,
Venere e Adone.
Il Cast delle due Rappresentazioni Classiche è composto da attori di livello nazionale.
Un Teatro Classico, il nostro, inteso in senso ampio, un luogo privilegiato per tutti, che rappresenta una finestra sull’irrazionale, su un mondo antico di reale libertà espressiva, una riflessione sul senso del divino nelle nostre vite e su ciò che, nella nostra quotidianità, viene rimosso. La parola antica è un grido proveniente da un altro tempo, un appello alla riflessione, al risveglio dei sensi, un’esortazione a guardarci dentro in altri modi.
"MEDEA" di Seneca
Medea è una figura tragica profondamente legata a forze primordiali, un’entità che si trova al confine tra umano e divino, che sfugge alle categorie morali tradizionali. Il personaggio di Medea è mosso da forze potenti come la vendetta, l’amore violento e il dolore devastante. Non è solo una donna ferita, ma una personificazione di forze ancestrali e distruttive, non è solo una figura tragica, ma una forza femminile archetipica. La sua furia si scaglia contro il mondo, contro la giustizia degli uomini e degli dèi, in un urlo disperato contro la sua stessa esistenza. Nel teatro di Seneca la parola è strumento di potere e violenza. Il linguaggio diviene fisico e viene utilizzato per evocare immagini potenti e visioni terribili, dando alla messa in scena un carattere fortemente evocativo. Le parole di Medea risuonano come incantesimi e maledizioni, amplificando il senso di minaccia e di ineluttabilità del suo destino. La violenza in "Medea" non è semplicemente un atto umano ma ha una dimensione rituale e sacra. Il sacrificio dei figli, il gesto più estremo che Medea compie, è presentato come un rito oscuro, che trascende il crimine comune per entrare in una sfera più elevata e terribile. È un sacrificio che sfida gli dèi e la natura stessa, trasformando Medea in una sorta di figura sacerdotale, distruttrice e creatrice allo stesso tempo. Uno degli aspetti centrali dell' allestimento è l'isolamento totale del personaggio di Medea. Questo isolamento non è solo fisico, ma anche emotivo e spirituale. Medea è una straniera in una terra ostile, respinta e tradita da chi avrebbe dovuto amarla. Questo isolamento si riflette nella scenografia e nell'uso dello spazio scenico: Medea appare spesso sola, circondata da figure che tentano di interagire con lei ma non la comprendono. Il tempo è elemento chiave della tragedia. La tensione accumulata lungo tutto il testo di Seneca trova il suo culmine nella catastrofe finale, il tempo sembra rallentare, creando un effetto di ineluttabilità. Il rapporto tra Medea e Giasone è centrale. Non si tratta solo di una vendetta personale, ma del confronto tra due visioni opposte dell’esistenza. Giasone rappresenta la razionalità, l’ambizione e l'ordine patriarcale, mentre Medea incarna il caos, la passione e l’elemento irrazionale e sovversivo. Il loro scontro è quindi simbolico, una battaglia tra due mondi inconciliabili.
Cast
Medea Melania Giglio
Giasone Michele Lisi
Creonte Alfonso Veneroso
Nutrice Marcella Favilla
Coro: Simone Ciampi, Cinzia Cordella, Silvia Pietta, Salvo Lupo
Costumi: Daniele Gelsi
Accessori realizzati con il contributo didattico dell’IIS “L. Mangano”di Catania
Scene Daniele Salvo
Realizzazione scene Liceo Artistico Statale “M.M. Lazzaro” di Catania
Luci Elvio Amaniera
Aiuto Regia: Matteo Fiori
Brani cantanti composti da Marco Podda
Produzione Associazione Culturale DIDE- AMENANOS FESTIVAL